lunedì 2 marzo 2009

a proposito di CACCIA

Carissimi,
ho ricevuto questa mail da un giovane (credo) amico di Mestre, che solleva il problema di una recente proposta di modifica alla legge 157 sulla caccia, in chiave, immagino, maggiormente permissiva; in effetti, non abbiamo mai preso una posizione ben definita riguardo all'argomento, e probabilmente a ragione. Rimando i miei commenti e la risposta a seguire la lettera.

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To: <
info@ambientalistiliberal.org>
Sent: Saturday, February 28, 2009 7:46 PM
Subject: Lo scempio della legge 157.Da una prposta dell' On. Orsi. PDL.Cacciatore.........
: Lo scempio della 157.Proposta dell' On. Orsi. PDL.Na


Spettabile Direzione di AMBIENTALISTI LIBERAL,
Credo sia giusto sappiate, nel fortuito caso ignoraste, della "bella" modifica alla legge 157 che il centrodestra ( caldeggiata dall'On ORSI ,PDL , cacciatore), sta per varare......
Io,come tantissimi elettori di centrodestra, sono un ambientalista, e non credo/ crediamo nello stravolgimento della legge 157 sulla caccia.Il teorema : ambiente:sinistra, antiambiente:destra non c'è più da un pezzo. Volevo gentilmente ricordare che i cacciatori/elettori sono circa 700.000, mentre gli altri, (moltissimi anche del PDL), sono,SIAMO molti milioni.Spero contribuiate anche voi a far rientrare le mire dell'onorevole Orsi entro l'ambito della decenza.Anche perchè , se passasse lo stravolgimento voluto dal pdl , molti di noi, in modo civile, corretto,e soprattutto legale, metteremo in atto ogni azione possibile per contrastare un bene di TUTTI. Non esclusivo di una minoranza chiamata : cacciatori italiani.Qui di seguito potete leggere quanto voluto dal nostro centrodestra.Spero ci sia ancora il tempo per una intelligente, quanto totale retromarcia sul tema.
Grazie.Distinti saluti.
M.Beato. Mestre-Venezia.

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Caro Marco (credo che questo sia il tuo nome..)
anche io, personalmente, sono stato sempre contrario alla caccia, ma per motivi più che altro culturali e, temo, anche perchè continuamente indottrinato in gioventù dalle varie rubriche del WWF e compagni che settimanalmente comparivano (e compaiono..) su Topolino & C.. In effetti, è abbastanza facile chiudere l'argomento affermando quanto sia diseducativo, o peggio, uccidere per divertimento. Il che condanna i cacciatori al ruolo di "cattivi" senza alcuna possibilità di appello.

Tuttavia, da scienziato che studia l'evoluzione del nostro Pianeta, mi interesso anche alla storia dell'Uomo e devo dire che il problema che poni nasce da lontano, e forse deve essere inquadrato in un'ottica leggermente più ampia.

Permettimi quindi una divagazione storico-naturalistica, e perdonami se ti annoio, approfittando del privilegio delle mie molte (beh, almeno parecchie... sigh!) primavere.

Nei primi 5 milioni di anni della sua evoluzione, l'Uomo è sempre stato cacciatore-raccoglitore, ed a quanto pare se la cavava piuttosto bene, almeno a giudicare dai resti fossili e da quanto sappiamo del regime di vita degli ultimi popoli cacciatori attuali.
L'altezza media degli uomini di Cro-magnon, l'ultima popolazione di cacciatori-raccoglitori europei, era di 178 cm., le lacune dentarie (indice di buona alimentazione) inferiori a due, l'età media degli adulti superiore a 70 anni, il livello culturale estremamente avanzato (lo testimonia il valore artistico delle pitture rupestri in numerose grotte europee), la vita gradevole (si calcola che le operazioni di caccia e raccolta occupassero mediamente 4-6 ore giornaliere, lasciando ampio spazio alle attività sociali) ed in perfetta armonia con l'ambiente. L'organizazione sociale era basata sul clan, gruppo familiare allargato composto normalmente di qualche decina di individui, spesso riuniti in tribù da rapporti di parentela o di vicinato, quindi ogni decisione veniva presa collegialmente. La vita nomade, scandita dalle esigenze stagionali, impediva l'accumulo di ricchezza (che non poteva essere trasportata), lo sviluppo di malattie epidemiche e l'eccessivo aumento della popolazione, che si manteneva stabile, nell'Europa continentale, su alcune decine di migliaia di individui. La conoscenza del proprio ambienta naturale era eccellente e l'alimentazione completa: gli attuali cacciatori-raccoglitori superstiti, Boscimani e Koisan, raccolgono ed usano oltre 200 specie vegetali, e per ciascuna hanno un nome preciso.

Circa 10.000 anni fa, nelle pianure del medio oriente, iniziò a svilupparsi la tecnologia agricola: la possibilità di produrre direttamente il proprio cibo permise alle popolazioni umane di liberarsi dalle necessità di spostamento, anzi, vincolò sempre più strettamente i gruppi umano al proprio territorio.
In breve, la maggiore disponibilità di cibo permise un rapidissimo aumento della poplazione: un elevato numero di figli diveniva infatti necessario per i lavori dei campi. Nelle zone agricole, che si espandevano sempre di più a scapito della foresta, le comunità si organizzarono in società complesse: divenne necessario difendere il proprio territorio e le proprie ricchezze, si imposero caste di artigiani, soldati, amministratori, sacerdoti e principi... ed ovviamente moltitudini di contadini. Se il cibo disponibile divenne quantitativamente molto di più, tuttavia ne scapitò la qualità: la massima parte della popolazione viveva praticamente solo di poche specie di cereali, con ridottissimi apporti di proteine animali e vitamine. La qualità della vita si deteriorò di pari passo con l'ambiente e l'aumento della poplazione: la vita media passò da 70 a 30 anni, l'altezza si ridusse sotto i 150 cm, le lacune dentarie (mediamente 8) evidentissime anche in individui giovani; a causa della sovrappopolazione si svilupparono malattie epidemiche, molte delle quali dovute alla stretta convivenza con gli animali domestici. Per contro, una ristretta casta di principi e potenti, selezionati su base genetica, poterono godere di agi e ricchezze prima sconosciuti.
In poche migliaia di anni le poplazioni di agricoltori spazzarono via i cacciatori ed il loro ecosistema naturale, devastando aree sempre più ampie di territorio che progressivamente cedette alla desertificazione (andate a vedere oggi come è ridotta la "mezzaluna fertile"), aumentando di numero di dieci, cento, mille volte...
Per contro oggi abbiamo una società tecnologica industriale, la sifilide, l'aids, la coca-cola ed internet... e solo oggi, noi del ricco e privilegiato occidente, stiamo riavvicinandoci ai livelli fisici e di benessere sanitario del povero Cro-magnon!!

Con questo, non intendo fare il conto se i benefici superino o no i costi, oramai la frittata è fatta... ma, personalmente, mi permetto di rifiutare l'equazione cacciatore=cattivo / ambientalista=buono.
Il cacciatore (in genere) conosce, cura e rispetta il suo territorio, se non altro per il suo interesse.
Il "buon" ambientalista verde pretende alimenti "biologici" e "no OGM", fregandosene se per produrre quegli alimenti è necessario impegnare dieci volte l'estensione agraria rispetto alle tecniche tradizionali... e chi se ne frega se, da qualche parte, molto lontano, altrettanti ettari di foresta dovranno essere abbattuti per compensare la sua alimentazione privilegiata.

Cari amici e caro Marco, non fraintendetemi, con questo non intendo giustificare una legge che permetta a chiunque abbia un fucile di venimi a rompere i coglioni la domenica mattina calpestando le verdure del mio orto (che non ho...), ma avrei piacere di suscitare una discussione sull'argomento.
Al nostro interno abbiamo sia appassionati (e corretti) cacciatori (forza Lorenzo..), sia agguerrite e rigorose custodi di ogni tipo di fauna selvatica. terrestre o marina (Doriana, ci sei?), sia veterinari e ricercatori che si occupano da tempo di fauna selvatica, ciascuno con le proprie idee ed esperienze.
Metterò la lettera sul nostro BLOG (che da troppo tempo langue..) sperando che alla discussione possano intervenire anche altre persone.
Poi, se sarà il caso (ma io all'Espresso, perdonatemi, credo poco...) prenderemo una posizione in merito.
Buona serata a tutti!!!

Antonio Moretti
Coordinatore del Comitato Scientifico
Ambientalisti Liberal

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Dopo aver letto la tua, ho ricercato la proposta di legge in questione.
Si tratta di due disegni di legge che hanno come primo firmatario il Sen. Benedetti Valentini di AN (Avvocato Umbro di Spoleto e parlamentare di lungo corso).
Il Sen. Orsi è relatore in Commissione.
Non ho potuto ancora esaminare con attenzione il testo in discussione ma, da una prima velocissima scorsa, non mi pare ci sia questo profondo stravolgimento della situazione attuale se non per quanto riguarda la farraginosa e lucrativa gestione amministrativa vigente.
Ti invio pdf con il testo dei disegni di legge proposti e il dossier di documentazione.
Nei prossimi giorni cercherò di approfondire la conoscenza delle proposte di legge e successivamente, se ti farà piacere, ti farò avere le mie osservazioni.
La presentazione di questo disegno di legge potrebbe rappresentare una buona opportunità per delineare la posizione politica della associazione su tale fronte e far anche pervenire al Senatore Benedetti Valentini osservazioni e contributi al testo in discussione.
Cordialmente
Emilio Galeazzi

antonio moretti ha detto...

Grazie molte Emilio,

ho dato una breve scorsa alle due proposte, e concordo che non vi sono gli stravolgimenti descritti dall'Espresso che, come al solito, propaganda bugie a favore della sinistra. Tuttavia ti dico subito che non mi piace l'impostazione della proposta di legge, non per i dettagli tecnici, ma per la sua pretesa giustificazione economico-manageriale: gli interessi dell'industria armiera, degli operatori turistici ecc.

per come lo vedo io, il problena è di tipo prevalentemente culturale.
se ci domandiamo se il nostro contesto ambientale è in grado di sostenere la pressione delle 700.000 doppiette senza mettere in pericolo quel che rimane della nostra fauna selvatica, probabilmente la risposta è si, con le dovute precauzioni e le indicazioni dei ricercatori. Certamente fanno più danno all'ambiente i picniccari della domenica o le feste patronali dei paeselli di campagna che sparano indiscriminatamente salve di fuochi artificiali ad ogni ora, od ancora i motociclettari romani che ogni sabato e domenica vengono a trasformare le strade del Parco del Gran Sasso in piste da MotoGP.

ma la domanda alla quale vorrei che si potese dare risposta è questa: in una società economicamente avanzata e certamente non in crisi alimentare, è moralmente corretto uccidere per trarne piacere?
Se ci si riferisce alle bande di grassi cummenda che sciamano dagli uffici il week-end per andare a saccheggiare i boschi e le campagne dei paesi economicamentre più poveri, la risposta ovviamente è no.

Ma se penso a tante altre persone che conosco, che come unico vizio hanno il cane e la "passione per la caccia", e l'attitudine un poco guascona di ritirarsi intorno ad un tavolo con la tovaglia a quadretti rossi a raccontarsi improbabili spacconate, non ne sono più tanto sicuro. In fondo, anche il personaggio più buono della nostra letteratura recente, Don Camillo, era cacciatore.....
Quasi tutti noi mangiamo protrine animali (io poi da buon maremmano sono particolarmente carnivoro) e non ci facciamo scrupoli pensando che derivano dalla morte di un animale, con tanto di cappello a quelli che hanno la coerenza di preferire la soia!

Quindi, fino a che i cacciatori rispettano noi e curano il loro ambiente, sono ben disposto a sopportare il leggero fastidio che mi procurano (oramai sempre più raramente) quando vado a fare una passeggiata in santa pace, "cacciando" erbe selvatiche e magari qualche funghetto.
ma ovviamente questa è solo la mia opinione personale.
A.M.

Anonimo ha detto...

Salve a tutti, sono Maurizio Viligiardi.
Mi sembra una buona opportunità sondare la posizione di una
associazione ambientalista come la nostra relativamente alla caccia.
Personalmente ritengo che sia un retaggio socio-culturale oramai
superato e fuori da ogni buon senso- sono stato cacciatore anche io
fino a 20 anni fà, quando forse la caccia aveva ancora un valore
culturale e sociale e c'era la selvaggina-. A mio avviso la nostra
associazione di stampo ambientalista liberale, e non ambientalista
integralista, deve prendere in considerazione anche chi la caccia vuole
esercitare, ma a mio avviso con l'unica motivazione plausibile, lo
sport, anche se stupido e pericoloso.Come tutti gli sport devono essere
esercitati nei luoghi preposti, così la caccia, in apposite zone di
riserve faunistiche e quantaltro gestite da privati o cooperative. e
con tutte le regole che vogliamo mettere e dare. In questo modo si
salvaguarda tutto e tutti; chi vuole cacciare lo può fare nei tempi e
nei modi stabiliti ed anche nei luoghi preposti, chi vuole andare a
spasso per funghi o quantaltro lo può fare in tutta sicurezza e chi non
vuole farsi calpestare il campo di patate è libero di non farselo
calpestare.
In questo modo la caccia diventa una fonte vera di opportunità
economica; lo stato da in gestione una parte del patrionio forestale, i
privati imprendtori sfruttano il bisiness della caccia, e chi vuole
cacciare a di che sfogarsi .
Penso che sarebbe una soluzione che verrebbe accettata da tutta la
società, indipendentemente dal colore politico, perchè farebbe bene
all'ambiente e darebbe una vera svolta liberal-progressista ad una
questione che oramai da anni è un tema di difficile soluzione.
Saluti a tutti
Maurizio Viligiardi

Anonimo ha detto...

Trovo interessanti le riflessioni di Maurizio Viligiardi.
Credo sia imprescindibile affrontare il tema della caccia senza forme di integralismi di qualsiasi genere.
E' senz'altro una realtà, ancora tale ai giorni nostri, e interessa un numero significativo di persone.
Personalmente ritengo inadeguata e confusa la legge attualmente in vigore e credo che le proposte di modifica, come già ho avuto modo di indicare, non apportino significative modifiche ma anzi ne ripercorrano sostanzialmente gli errori di impianto.
Ritengo interessante modificare i termini dell'approccio al problema rispetto a come fino ad ora è stato affrontato in sede legislativa: la caccia, ai nostri giorni, non è assolutamente una necessità finalizzata a soddisfare una esigenza primaria dell'individuo e cioè mangiare. E' senza dubbio una attività tradizionale che soddisfa una istanza di alcuni individui posta tra il ricreativo e lo sportivo (?), sentita da una nicchia senz'altro limitata e minoritaria della popolazione. La stragrande maggioranza della popolazione non pratica la caccia, in parte è contraria in parte indifferente, ed ha il sacrosanto diritto di frequentare boschi, prati, colline e monti godendo anche dell'incontro con gli animali selvatici che popolano tali ambienti. La lepre anziché la starna o la pernice, che vive nel territorio libero, non può in nessun caso essere ritenuta proprietà del cacciatore solo perché questo, in funzione del versamento di una concessione, ha acquistato il diritto di prelevarla uccidendola. E' del pari proprietà anche di chi la vuol vedere libera e viva e condividere tali emozioni con gli altri esseri umani. Sono cittadini con pari dignità e che meritano il medesimo rispetto nelle diverse sensibilità.
Non voglio assolutamente far slittare la discussione sul piano morale o etico relativo alla possibilità di abbattere gli animali per divertimento. Sarebbe un grave errore. Preferisco un approccio razionale e pragmatico, sempre pacato. L'attività tradizionalmente esiste e ritengo giusto che ciascuno si confronti con la propria etica e la propria coscienza decidendo come contenersi davanti al gratuito abbattimento di un essere vivente. Chi però ritiene eticamente inaccettabile tale attività, ha il sacrosanto e intangibile diritto di non vederselo fare davanti ai propri occhi, nella propria vigna o uliveto da qualcuno che ha una sensibilità completamente diversa.
Ho sempre sostenuto, non da oggi ma da oltre venti anni, che l'esercizio dell'attività venatoria debba essere vietato su tutto il territorio nazionale e concesso esclusivamente in aree a gestione privata, collettiva o pubblica, delimitate e ben individuate, limitandone la superficie massima in ogni regione in base al numero dei praticanti. Insomma la caccia deve essere una attività ritenuta eccezionale e non normale, consentita esclusivamente in ambiti a questo dedicati al pari delle attuali aziende faunistico-venatorie e su animali che devono essere reimmessi in numero pari a quelli uccisi nel corso delle battute. Non dimentichiamo che la caccia si fa con armi e, in taluni casi, con armi particolarmente insidiose e pericolose. Su questa premessa credo si possa poi parlare di significativo ampiamento del periodo di caccia, di drastica riduzione delle attuali limitazioni che, comunque, ben poco effetto hanno dimostrato di avere etc.
Tanto per parlare della legge vigente, da un pò di tempo va di moda la concessione della così detta caccia di selezione motivata dagli enti concedenti con il fatto che è necessario limitare il numero dei danni prodotti dai selvatici (vedi cinghiali). A parte le modalità di esecuzione di tali cacciate, realmente pericolose per l'incolumità dei cittadini visti i modi, i tempi e le armi impiegate, è palesemente solo un altro modo di chiamare l'uccisione inutile di animali concedendola in deroga alle usuale norme e tempi sulla caccia. Attenzione che tali pratiche non vengono concesse da insensibili amministrazioni locali di centro destra: sono per lo più concesse da amministrazioni di centro sinistra (per altro sappiamo sono in maggioranza a livello locale ed a loro sono trasferite molte funzioni e decisioni in ambito di caccia) che voltati da un lato pontificano sull'ambiente invocando la maledizione degli dei contro tutti gli untori insensibili di centro destra e dall'altro esercitano pratiche offensive del più elementare senso dell'ambiente. Come sempre tendono a presentarsi come il tutto ed il suo contrario. Per inciso, l'eventuale presenza di un numero eccessivo di ungulati o altri così detti nocivi (nocivi per chi e perché?) in un territorio si può agevolmente risolvere con la pratica della cattura degli stessi (e non vengano a dire che è impossibile o pericoloso: in Australia e Florida catturano i coccodrilli per spostarli) destinandoli ad altre aree o immettendoli nel circuito commerciale.
Non ritengo complesso conciliare le esigenze di 60.000.000 di cittadini che vogliono andar per boschi senza botti e senza rischi e che vogliono mantenere intatto il patrimonio di animali selvatici, senza comprimere le istanze di 700.000 cacciatori (peraltro in costante diminuzione) ai quali si possono riservare specifiche aree in cui far esercitare la loro attività. Solo come nota di colore, riguardo alla pretesa pratica sportiva, aggiungo che nessuna associazione di caccia è affiliata al CONI né direttamente né come disciplina associata.
Per concludere e chiarire i miei interventi, ritengo dover precisare che le puntigliose argomentazioni fatte da più parti contro la proposta di riforma, appaiono ancor più velleitarie e mosse solo da ripicca politica mascherata da inadeguato fervore integral-vetero-ambientalista se si tiene conto che la modifica non fa altro che ripercorrere e puntualizzare l'impianto ideale della legge vigente. Forse ciò che più da fastidio a taluni ambienti è che in alcuni aspetti della proposta di riforma possono intravedere rischi per la sopravvivenza dei tanti incarichi legati alla attuazione della legge vigente sulla caccia. C'è poi l'aspetto della costante burocratizzazione, inutile quando non dannosa, che la legge attualmente vigente ha aiutato significativamente a far proliferare e che la proposta di modifica tende a contenere.
Ripeto: io non intravedo questi stravolgimenti gravi per l'ambiente causati dalla proposta di modifica. Tanto la legge vigente che la modifica proposta vanno in una direzione che, secondo me, è necessario invertire se si vuole veramente intervenire per un corretto approccio verso il godimento dell'ambiente da parte di tutti e se si vuole intervenire anche a salvaguardia della attività tradizionale della caccia.
Una sana proposta politica per l'ambiente deve essere sempre scevra da preconcetti, integralismi e, sopra tutto, ipocrisie: non dimentichiamo che il problema degli animali detenuti in gabbia è stato risolto trasformando il vecchio giardino zoologico in bioparco:finalmente, leggendo la nuova targa di ingresso, gli animali sono passati dalla più nera frustrazione per essere ingiustamente detenuti ad una incontenibile gioia di vivere per essere finalmente liberi (!?) di rappresentare la propria specie nel bioparco!
Ritengo inutile, anche per la caccia, dibattere se definire i praticanti cacciatori o selettori: quando accendi la polvere da sparo spegni inesorabilmente una vita. Questo deve essere chiaro ed è su questo che, secondo me, bisogna ragionare per offrire ai cacciatori di svolgere la loro attività senza però precludere i diritti di tutti gli altri cittadini che non condividono la loro passione o che sono portatori di altri legittimi interessi.
Vorrei fosse chiaro: non sono assolutamente contro la pratica della caccia come non sono assolutamente contro le attività sportive praticate con le armi in genere, delle quali, anzi, sono un fautore se praticate in luoghi e con modalità adeguate. Ritengo che qualsiasi legittima passione ed attività debba trovare collocazione, armonizzandosi però anche con chi non la condivide e sempre nel rispetto della massima sicurezza per tutti.
Spero che il dibattito al nostro interno prosegua vivace e concreto fino alla definizione di una linea politica sull'argomento e, perché no, alla formulazione di una proposta legislativa nel settore, priva di pregiudizi o integralismi di qualsivoglia natura ma improntata alla cultura liberal che ci contraddistingue.
Cordiali saluti.
Emilio Galeazzi