lunedì 2 marzo 2009

a proposito di CACCIA

Carissimi,
ho ricevuto questa mail da un giovane (credo) amico di Mestre, che solleva il problema di una recente proposta di modifica alla legge 157 sulla caccia, in chiave, immagino, maggiormente permissiva; in effetti, non abbiamo mai preso una posizione ben definita riguardo all'argomento, e probabilmente a ragione. Rimando i miei commenti e la risposta a seguire la lettera.

----- Original Message -----
From: <
...........................>
To: <
info@ambientalistiliberal.org>
Sent: Saturday, February 28, 2009 7:46 PM
Subject: Lo scempio della legge 157.Da una prposta dell' On. Orsi. PDL.Cacciatore.........
: Lo scempio della 157.Proposta dell' On. Orsi. PDL.Na


Spettabile Direzione di AMBIENTALISTI LIBERAL,
Credo sia giusto sappiate, nel fortuito caso ignoraste, della "bella" modifica alla legge 157 che il centrodestra ( caldeggiata dall'On ORSI ,PDL , cacciatore), sta per varare......
Io,come tantissimi elettori di centrodestra, sono un ambientalista, e non credo/ crediamo nello stravolgimento della legge 157 sulla caccia.Il teorema : ambiente:sinistra, antiambiente:destra non c'è più da un pezzo. Volevo gentilmente ricordare che i cacciatori/elettori sono circa 700.000, mentre gli altri, (moltissimi anche del PDL), sono,SIAMO molti milioni.Spero contribuiate anche voi a far rientrare le mire dell'onorevole Orsi entro l'ambito della decenza.Anche perchè , se passasse lo stravolgimento voluto dal pdl , molti di noi, in modo civile, corretto,e soprattutto legale, metteremo in atto ogni azione possibile per contrastare un bene di TUTTI. Non esclusivo di una minoranza chiamata : cacciatori italiani.Qui di seguito potete leggere quanto voluto dal nostro centrodestra.Spero ci sia ancora il tempo per una intelligente, quanto totale retromarcia sul tema.
Grazie.Distinti saluti.
M.Beato. Mestre-Venezia.

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Caro Marco (credo che questo sia il tuo nome..)
anche io, personalmente, sono stato sempre contrario alla caccia, ma per motivi più che altro culturali e, temo, anche perchè continuamente indottrinato in gioventù dalle varie rubriche del WWF e compagni che settimanalmente comparivano (e compaiono..) su Topolino & C.. In effetti, è abbastanza facile chiudere l'argomento affermando quanto sia diseducativo, o peggio, uccidere per divertimento. Il che condanna i cacciatori al ruolo di "cattivi" senza alcuna possibilità di appello.

Tuttavia, da scienziato che studia l'evoluzione del nostro Pianeta, mi interesso anche alla storia dell'Uomo e devo dire che il problema che poni nasce da lontano, e forse deve essere inquadrato in un'ottica leggermente più ampia.

Permettimi quindi una divagazione storico-naturalistica, e perdonami se ti annoio, approfittando del privilegio delle mie molte (beh, almeno parecchie... sigh!) primavere.

Nei primi 5 milioni di anni della sua evoluzione, l'Uomo è sempre stato cacciatore-raccoglitore, ed a quanto pare se la cavava piuttosto bene, almeno a giudicare dai resti fossili e da quanto sappiamo del regime di vita degli ultimi popoli cacciatori attuali.
L'altezza media degli uomini di Cro-magnon, l'ultima popolazione di cacciatori-raccoglitori europei, era di 178 cm., le lacune dentarie (indice di buona alimentazione) inferiori a due, l'età media degli adulti superiore a 70 anni, il livello culturale estremamente avanzato (lo testimonia il valore artistico delle pitture rupestri in numerose grotte europee), la vita gradevole (si calcola che le operazioni di caccia e raccolta occupassero mediamente 4-6 ore giornaliere, lasciando ampio spazio alle attività sociali) ed in perfetta armonia con l'ambiente. L'organizazione sociale era basata sul clan, gruppo familiare allargato composto normalmente di qualche decina di individui, spesso riuniti in tribù da rapporti di parentela o di vicinato, quindi ogni decisione veniva presa collegialmente. La vita nomade, scandita dalle esigenze stagionali, impediva l'accumulo di ricchezza (che non poteva essere trasportata), lo sviluppo di malattie epidemiche e l'eccessivo aumento della popolazione, che si manteneva stabile, nell'Europa continentale, su alcune decine di migliaia di individui. La conoscenza del proprio ambienta naturale era eccellente e l'alimentazione completa: gli attuali cacciatori-raccoglitori superstiti, Boscimani e Koisan, raccolgono ed usano oltre 200 specie vegetali, e per ciascuna hanno un nome preciso.

Circa 10.000 anni fa, nelle pianure del medio oriente, iniziò a svilupparsi la tecnologia agricola: la possibilità di produrre direttamente il proprio cibo permise alle popolazioni umane di liberarsi dalle necessità di spostamento, anzi, vincolò sempre più strettamente i gruppi umano al proprio territorio.
In breve, la maggiore disponibilità di cibo permise un rapidissimo aumento della poplazione: un elevato numero di figli diveniva infatti necessario per i lavori dei campi. Nelle zone agricole, che si espandevano sempre di più a scapito della foresta, le comunità si organizzarono in società complesse: divenne necessario difendere il proprio territorio e le proprie ricchezze, si imposero caste di artigiani, soldati, amministratori, sacerdoti e principi... ed ovviamente moltitudini di contadini. Se il cibo disponibile divenne quantitativamente molto di più, tuttavia ne scapitò la qualità: la massima parte della popolazione viveva praticamente solo di poche specie di cereali, con ridottissimi apporti di proteine animali e vitamine. La qualità della vita si deteriorò di pari passo con l'ambiente e l'aumento della poplazione: la vita media passò da 70 a 30 anni, l'altezza si ridusse sotto i 150 cm, le lacune dentarie (mediamente 8) evidentissime anche in individui giovani; a causa della sovrappopolazione si svilupparono malattie epidemiche, molte delle quali dovute alla stretta convivenza con gli animali domestici. Per contro, una ristretta casta di principi e potenti, selezionati su base genetica, poterono godere di agi e ricchezze prima sconosciuti.
In poche migliaia di anni le poplazioni di agricoltori spazzarono via i cacciatori ed il loro ecosistema naturale, devastando aree sempre più ampie di territorio che progressivamente cedette alla desertificazione (andate a vedere oggi come è ridotta la "mezzaluna fertile"), aumentando di numero di dieci, cento, mille volte...
Per contro oggi abbiamo una società tecnologica industriale, la sifilide, l'aids, la coca-cola ed internet... e solo oggi, noi del ricco e privilegiato occidente, stiamo riavvicinandoci ai livelli fisici e di benessere sanitario del povero Cro-magnon!!

Con questo, non intendo fare il conto se i benefici superino o no i costi, oramai la frittata è fatta... ma, personalmente, mi permetto di rifiutare l'equazione cacciatore=cattivo / ambientalista=buono.
Il cacciatore (in genere) conosce, cura e rispetta il suo territorio, se non altro per il suo interesse.
Il "buon" ambientalista verde pretende alimenti "biologici" e "no OGM", fregandosene se per produrre quegli alimenti è necessario impegnare dieci volte l'estensione agraria rispetto alle tecniche tradizionali... e chi se ne frega se, da qualche parte, molto lontano, altrettanti ettari di foresta dovranno essere abbattuti per compensare la sua alimentazione privilegiata.

Cari amici e caro Marco, non fraintendetemi, con questo non intendo giustificare una legge che permetta a chiunque abbia un fucile di venimi a rompere i coglioni la domenica mattina calpestando le verdure del mio orto (che non ho...), ma avrei piacere di suscitare una discussione sull'argomento.
Al nostro interno abbiamo sia appassionati (e corretti) cacciatori (forza Lorenzo..), sia agguerrite e rigorose custodi di ogni tipo di fauna selvatica. terrestre o marina (Doriana, ci sei?), sia veterinari e ricercatori che si occupano da tempo di fauna selvatica, ciascuno con le proprie idee ed esperienze.
Metterò la lettera sul nostro BLOG (che da troppo tempo langue..) sperando che alla discussione possano intervenire anche altre persone.
Poi, se sarà il caso (ma io all'Espresso, perdonatemi, credo poco...) prenderemo una posizione in merito.
Buona serata a tutti!!!

Antonio Moretti
Coordinatore del Comitato Scientifico
Ambientalisti Liberal

martedì 20 gennaio 2009

Come volevasi dimostrare.........

…….cattivo tempo Anche nel nuovo anno!

Con il nuovo anno siamo pieni di speranze e buoni propositi ma veniamo presto distolti da questa sorta di magia positiva dal sopraggiungere di nuove situazioni metereologiche avverse che colpiscono il nostro Paese tanto per cambiare!

Da notizie apprese alcuni giorni fa una perturbazione violentissima, proveniente dall’Africa dopo aver fatto vittime e seminato distruzioni in Algeria e Tunisia, ha raggiunto le regioni mediterranee, scagliandosi su Calabria e Sicilia. In entrambe le regioni sono caduti anche 300 millimetri di pioggia in 24 ore alle pendici dell’Etna e in alcune zone della provincia di Lamezia Terme, con venti molto forti. Una situazione preoccupante che ha sollecitato un gruppo del Dipartimento della Protezione Civile a recarsi in Calabria per garantire un’attenta sorveglianza.

Ancora una volta le piogge intense hanno fatto da protagoniste nelle prime settimane del nuovo anno, abbattendosi in poche ore sulla Calabria, creando non solo disagi alla circolazione stradale ma numerosi allagamenti. Ne sono esempi: una strada provinciale nei pressi d i Catanzaro Lido che è stata invasa da fango e detriti, in provincia di Reggio Calabria è stata chiusa al traffico la statale SS 106 sia a causa di una frana in località Africo e sia per lo straripamento del fiume Magliacane in località Botricello.
A Bivongi, comune al confine tra l’Aspromonte e le Serre, il fango e i detriti hanno provocato l’interruzione della strada provinciale che consente l’accesso al paese.
Quanti danni il maltempo ha portato alle infrastrutture!

A Crotone la situazione è stata veramente preoccupante perché l’alto tasso di piovosità ha sì comportato l’allagamento delle principali arterie cittadine ma anche l’innalzamento del livello del fiume Esaro. A tal proposito sono state sgomberate in modo precauzionale quattro edifici scolastici e un edificio di recente costruzione lambito dal letto del Fiume Esaro.
I mezzi del Comune e dei Vigili del fuoco sono dovuti intervenire sulla via per Capo Colonna dove sorgono lottizzazioni sulle colline di argilla. In particolare un costone d’argilla su via Poseidone è crollato creando pericolo per alcune ville della zona e le ruspe , hanno dovuto abbattere i cordoli di un ponte in località Trafinello, alla periferia sud, per far defluire le acque del torrente Esposito che lo aveva invaso.
A Strongoli è straripato il torrente Sinoro e la vecchia statale 492 che conduce al paese è inagibile per un tratto di 2 km. Problematica anche la situazione lungo la statale 106 nella zona industriale del Passovecchio a nord e Steccato di Cutro a Sud.

Da una notizia più recente (19 gennaio) si apprende che è stato chiesto lo stato di calamità per fronteggiare la situazione così critica che stà vivendo il Crotonese.

Basta piogge, non se ne può più! La presenza del sole per alcuni giorni sembra voler riportare armonia e un respiro di sollievo affinchè la natura riprenda a vivere normalmente! Ma ritornerà a piovere…………
Al di là degli eventi meteo ci si chiede: come fronteggiare, dal lato pratico, queste emergenze che sempre più si abbattono sulle nostre regioni? Non possiamo sperare solo nell’aiuto del buon Dio ma sono necessari aiuti concreti verso i Comuni più colpiti! E’ questa una delle priorità che i governatori dovrebbero valutare concretamente per tutelare le nostre regioni.

buon 2009 a tutti!!!

Alessandra Massaro- Geologo
Cosenza- Calabria

Reggio Calabria, 19 gen - A qualche giorno dal violentissimo nubifragio, che si e' abbattuto sulla Locride e sull'intera Calabria, la conta dei danni e' ingente: frane, crepacci, smottamenti, inondazioni, allagamenti, danni alle infrastrutture ed ai fondi agricoli. Questo il triste bollettino. Servono interventi speciali e risarcimenti rapidi ai Comuni, uniche soluzioni reali per correre veramente in aiuto alle popolazioni messe cosi' duramente messe alla prova dal maltempo. Di questo e' convinto l'on. Nino Foti (Pdl), che dichiara: ''dopo la tempesta, e' giusto che, grazie all'impegno del Governo centrale, anche nella Locride torni a risplendere il sereno. Le incessanti piogge, cadute in questi giorni, hanno creato problemi di viabilita' su alcune strade sia perche' hanno causato profonde buche sia per il fango e i detriti che si sono accumulati lungo le vie di collegamento tra i centri abitati''.

lunedì 19 gennaio 2009

riunione 20 dicembre 2008

Carissimi amici

E’ la prima volta che mi prendo il fardello di informare tutti gli amici e simpatizzanti del nostro gioioso e creativo movimento- delle nostre riunioni; non averlo fatto in passato è stato un imperdonabile trascuratezza. Noi che riteniamo che il grande filosofo Popper spandeva sciami di verità quando asseriva che “nella cosa pubblica, tutto deve essere pubblico” non possiamo non applicare con rigore questo principio politico e morale. Da un altro punto di vista possiamo ritenere la dimenticanza cosa lieve, dato che non avendo nulla da nascondere, la nostra cristallina trasparenza dei nostri incontri diventa un fatto postumo di sbadatezza, non un cinico, sdrucciolo e grigio modo per coprire le nostre nequizie.

Ma vediamo di esporre quanto è accaduto:

La presenza alla riunione è stata ottima, tra responsabili territoriali, membri del comitato scientifico, amici vecchi e nuovi, che hanno seguito con attenzione il nostro dibattito o sono intervenuti nella discussione, erano presenti oltre 50 persone. Tutti i nuovi amici hanno aderito alla nostra Associazione e si sono rese disponibili a dare corpo alle nostre iniziative. Cito fra i tanti il prof. Gianluca Ferrini, ordinario di Speleologia alla università dell’Aquila che si impegnerà nel gruppo di lavoro della economia turistica con particolare riguardo all’eco-turismo. Così come salutiamo con gioia l’adesione di Maurizio da Cecina, un conoscitore delle problematiche legate all’agriturismo.
Nella relazione iniziale Andra Bertolini ha esposto le iniziative realizzate in questi ultimi mesi:
o La costituzione del centro-studi, che rappresenta un’importante passo verso la costituzione di quel pensatoio politico-ecologico che fin dall’inizio costituisce uno dei nostri obiettivi primari, e che potrà far lievitare la nostra cultura e le nostre proposte ambientali diffondendole fra i parlamentari e i senatori del costituente Pdl.
o Le linee di indirizzo politico da mettere, con umiltà e spirito di servizio al nostro sedicente e sfuggente Ministero dell’Ambiente e del territorio.
o L’importanza del nuovo orizzonte legato alla economia turistica, che ci vede come possibili protagonisti di una innovazione fondamentale nell’ambito del mondo ambientalista, facendo dell’ambiente una condizione per una fase nuova di trasformazione della economia italiana, necessitata dalle profonde modifiche che stanno avvenendo nella economia globale.
o Il progetto – per un parco storico, culturale, letterario e fluviale sul fiume Tevere - dove potremo mettere in atto le nostre innovazione culturali e di politica ambientale.
Infine ha toccato la questione della fusione in F.I. come tappa intermedia nell’iter di fondazione del PDL.

Antonio Moretti ha tracciato in forme sintetiche l’attività del comitato scientifico e si è soffermato, in vista della nostra confluenza in FI, ad approfondire la posizione degli Ambientalisti Liberal su uno dei temi chiave che accalora molti protagonisti del dibattito politico-ecologico: quello legato ai cambiamenti climatici e all’effetto serra. A questo riguardo non è certo nostra intenzione negare la realtà delle modificazioni in senso caldo che sta subendo il clima del Pianeta, ne le drammatiche ripercussioni che ne deriveranno per le economie di una parte delle popolazioni, in particolare quelle delle fasce temperate-tropicali. Proprio per questo motivo, tuttavia, la nostra società non si può più permettere le intromissioni nel campo ambientale di fanfaroni e catastrofisti in cercadi voti, tanto incompetenti quanto rapaci, ma di seri e preparati “medici del Pianeta”, in grado di suggerire alla governance politica le strategie per la transizione, a lungo termine, verso un più equilibrato modello di sviluppo.

Per quanto mi riguarda sarà breve: ho ripercorso i momenti più significativi della nostra breve ma ricca storia.
Mi sono soffermato nel riaffermare il nostro modo di sentire, concepire e pratica la politica, che è altro da quella di molti altri protagonisti della attuale fase della vita pubblica. Mi sono soffermato sul pericolo, molto diffuso in questo paese, della sindrome culturale dei duri e puri, chiusi nel loro piccolo mondo, schifati di tutto e tutti, pronti ad accusare, negare, vivisezionare gli altri, meno loro stessi. Urlanti su tutto e tutti, incapaci di incidere su nulla e pronti sempre ad elevare la loro presunta purezza a criterio unico di scelte, valori e modi d’essere. Risultato di questo impasto: sterilità del fare e incapacità di mettersi seriamente in gioco e svolgere quella funzione che, il Cristianesimo ci ha insegnato, di farsi missionari, andare in terre pericolose, portare nuovi valori e idee a popoli in altro affaccendati. Insomma la nostra entrata in F.I. è la rottura di questa –sindrome dei duri e puri- e portare le nostre idee come i buoni agricoltori dissodano e seminano terreni aridi e sterili.
Il pericolo di essere ignorati, boicottati, cancellati, esiste, ma questa è la nostra scommessa già iniziativa mesi fa; le altre strade sono poco praticabili e del tutto lontane dalla nostra convinzione : di essere un piccolo gruppo con, per dirla alla Veltroni, con vocazione maggioritaria, ma a differenza del Valter, con la voglia, lo slancio, la determinazione, e la consapevolezza di fare di tutto per farcela.
Gli “ ambientalisti liberal” continueranno ad essere quelli che sono stati, a fare quello che hanno sempre fatto : creare politica e tentare di coinvolgere e convincere gli altri della politica a farle proprie ed attuarle. Il nostro movimento si aprirà a tutti quelli che condividono le nostre proposte, lo farà in modo rigorosamente trasversale, ma senza concedere nulla ai soliti pifferai e –seduttori del nulla per il nulla-.

Terminato il mio intervento vi sono stati vari interventi interessanti:
L’avvocato Schiavone (uno dei coordinatori della Campania) ha evidenziato l’esigenza di un maggior impegno del movimento sulla questione Napoli e sulla questione dei rifiuti urbani e speciali pericolosi.
Tommaso Piccino ha sottolineato l’importanza di un impegno per risolvere la delicata e devastante questione dei- rifiuti speciali pericolosi-
Giovanni Pino ha informato su nuove tecnologie sperimentali che sono alla prova in un centro dell’ Enel, per la sintesi diretta di idrocarburi a partire da rifiuti domestici.
Vi è stato un intervento di Paolo Montesi responsabile della comunicazione che ha evidenziato l’importanza di veicolare al meglio le nostre idee.
Il prof. Ferrini che ha dato la sua piena disponibilità ad impegnarsi nella associazione. Lo stesso dicasi per il nostro nuovo amico toscano di Cecina, e di Jiri Lecian, professore di Organo al Conservatorio di S.Cecilia (che ci ha allietato di alcuni aneddoti storici sui ponti di Roma) e di altri.
Spero di non avere dimenticato nessuno.

Vi è stata poi la votazione inerente la entrata in F.I., che vorrei presentare come: una presenza interna-esterna, dal momento che noi siamo e saremo presenti come – Ambientalisti Liberal-.L’entrata in F.I. è stata votata da tutti, salvo una astensione che mi ha fatto molto piacere, per evitare che qualche d’uno ci accusi di decisioni bulgare.

Io ho finito, vorrei solo ricordare che il modo migliore per onorare il Natale e l’inizio di un nuovo anno è creare vita, un plus di vita in noi e negli altri; lottare per liberare noi e gli altri dal buio dei pre-giudizi, dei pre-concetti.
Liberarci dalle facile illusioni e dalle facili e comode idee del- ritenerci migliori di quanto non siamo-. Io non sono credente ma, tengo in grande conto quanto riportato dal vecchio testamento “ guai a chi vede la pagliuzza negli occhi degli altri e non vede la trave nei suoi occhi..” Così come mi colpì molto quella frase di quel grande personaggio storico che è Gesù”… chi voi non ha mai peccato scagli la prima pietra…” Che questi giorni siano, per credenti e non credenti,, occasione per ascoltarci, interrogarci, dare risposte che possono dare luce al buio, movimento alla stagnate staticità. Infine credo che di un’altra cosa sono debitore a Gesù: l’importanza di non parlare di amore, ma sentire, vivere amore per un mondo che sia un po’ meno peggio di quello di oggi. Meglio un cambiamento piccolo, ma possibile, rispetto ad un paradiso terrestre che vive solo nelle idee e non nelle strade e nelle piazze di questo sgangherato paese.

Con sincero affetto
Silvano Vinceti

martedì 9 dicembre 2008

DISSESTO IDROGEOLOGICO E SCEMPI AMBIENTALI IN CALABRIA - di Alessandra Massaro





Le immagini che vi presento parlano da sole, e la dicono lunga non solo sul dissesto idrogeologico che caratterizza in pieno la regione Calabria, ma anche sui “disastri ambientali” provocati dall’errata attività antropica.
Il dissesto idrogeologico, in Calabria come nelle altre regioni, è conseguenza della geologia “recente”, della morfologia, rappresentata per la maggior parte da zone montuose (2/3 dell’intera regione) che degradano rapidamente verso il mare, e di una rete idrografica molto fitta, i cui corsi d’acqua hanno prevalentemente carattere torrentizio (le famose “fiumare”) con un letto largo e ciottoloso, normalmente asciutte ma che entrano improvvisamente in piena durante i periodi di piovosità intensa.




L’aver autorizzato la sistemazione di un campeggio per moltissimi turisti tra cui anche persone disabili nel letto del torrente Beltrame a Soverato (Cz) (Fig. 1) ha comportato inevitabilmente, in seguito all’evento alluvionale verificatasi nel 2000, purtroppo 13 vittime e la distruzione delle strutture realizzate per il campeggio e di molti alberi. Tutto questo si poteva evitare!!!!!!




Altrettanto, il voler a tutti i costi continuare a costruire nella piccola frazione di Cavallerizzo di Cerzeto (Cs) (Fig. 2), ha portato nel 2005 i suoi abitanti a vivere l’incubo di veder franare il loro paesino, spazzato via dal corpo franoso, già cartografato negli anni ’60 e riattivato dalle piogge incessanti in quei giorni. La popolazione fortunatamente è riuscita ad evacuare la zona grazie all’attività di sorveglianza degli stessi cittadini che così facendo hanno evitato vittime.

Nel marzo 2005 a Scilla (Rc) in corrispondenza di una costa a picco sul mare un corpo franoso, attivato sempre in seguito a piogge intense, si è staccato dalla cima di una montagna e grandi tonnellate di terra e fango sono precipitati verso il mare. Il primo impatto si ha avuto con la rete autostradale, la statale tirrenica e ancora più giù con la ferrovia, a tal proposito un treno si è deragliato.

Nel luglio 2006 l’alluvione che ha colpito Vibo Valentia (Fig. 3) è un esempio di cosa possono comportare inadeguati interventi antropici sull’originario reticolo idrografico, apportando ristrezioni, deviazioni, ostruzioni di molti percorsi naturali, allo scopo di eseguire interventi di urbanizzazione, realizzare reti viarie che purtroppo intersecano il reticolo idrografico.
Con un sistema di drenaggio così inadeguato, deturpato dalla sua armonia originaria, era inevitabile di come l’evento alluvionale verificatosi, abbia favorito lo straripamento dei corsi d’acqua e conseguenze irreparabili sia sulle attività commerciali, che su molte abitazioni situate nei piani più bassi, praticamente allagate e non più agibili.

Questi 4 casi citati, primi di una lunga lista, forniscono un’idea della cruda realtà in Calabria, una realtà ambientale che dovrebbe essere diversa, tutelata sia per poter vivere in un ambiente sano nel rispetto della natura, degna di essere ammirata ma anche per preservarla alle generazioni future. Questa situazione non è esclusiva della Calabria (dove è esasperata in molti aspetti), in quanto apprendiamo giornalmente dai tg, che problematiche ambientali simili e “poco felici” si manifestano anche in altre regioni.

Fermare i dissesti idrogeologici non è possibile ma è possibile da parte degli uomini:
-far tesoro della memoria storica, in quanto in molte aree, dove oggi si manifestano dissesti,
molto probabilmente si sono verificati anche in passato;
-salvaguardare le aree a rischio, attraverso la redazione di piani di studi specifici (tra questi il
P.A.I.), per eseguire adeguati interventi di consolidamento a priori e non dopo che si sono
verificate catastrofi, preservando così luoghi suggestivi, tutelando le persone che vi abitano;
-non ostinarsi ad urbanizzare là dove la situazione è già compromessa dal punto di vista
idrogeologico.

Quello che viene sottratto all’ ambiente con modifiche brusche alla topografia dei luoghi, deviazione forzata dei corsi d’acqua ed utilizzo di questi come collettori fognari, costruzione all’interno di alvei, deforestazioni per poter realizzare centri abitati, reti stradali, gallerie prima o poi l’ambiente se lo riprenderà poco a poco a scapito nostro, lasciandoci anche una grande perdita dal punto di vista economico.

Alessandra Massaro - geologo - Calabria

martedì 18 novembre 2008

Comunicato del PRESIDENTE!

Ai membri del coordinamento nazionale
Ai responsabili territoriali
Ai simpatizzanti
Ai membri del comitato scientifico






La lunga marcia verso la terra promessa

Carissimi amici,
diceva Platone che il politico è il medico della società: se sarà un bravo o cattivo medico lo si vedrà dai risultati della sua terapia sul paziente e quindi dalla giustezza della sua diagnosi.
Se dovessi applicare questa categoria intellettuale ai nostri-nostrani e poco ruspanti politici italici si sarebbe portati ad affermare che le scuole di medicina funzionano male e che più che medici abbondano dei retori e sofisti della medicina. In tempi convulsi, complessi e contradditori, dove sembra che alla logica dei fatti sia stata sostituita la creatività dei non fatti, occorre essere astuti e scaltri, prudenti e diffidenti, attenti e riflessivi.
Una piccola per quanto determinata formazione culturale-politica, come la nostra, non si può concedere errori o distrazioni. E’ saggia regola di condotta sapere anche quando occorre aspettare, il che non vuole dire arrendevolezza o debolezza, ma bisogna mettere in soffitta il –tempo- ed attendere per ripartire.
In queste settimana il mio silenzio, non è stata una manifestazione di inazione o, di messianica attesa nel miracolo laico. Ho scrutato fra le pieghe della realtà politica per individuare il varco offertoci per proseguire il nostro cammino. Per non tediarvi eccessivamente preferisco ripartire il mio scritto in parti riguardanti il nostro scanzonato, impegnato, appassionato tentativo di dare soddisfazione alla nostra volontà politica.

Stato di avanzamento della nostra prima attuazione sul campo di una nuova cultura ambientalista.

Abbiamo finalmente avuto un riconoscimento della nostra nuova impostazione culturale, imperniata sul fare –dell’ambiente- una opportunità economica, occupazionale, turistica e contestualmente di recupero della memoria e identità storica di una comunità.
Il progetto – per un parco storico-culturale-letterario e fluviale sul fiume Tevere- è stato approvato.
Nei prossimi giorni, grazie alla collaborazione di alcuni membri del comitato scientifico del nostro movimento e con la disponibilità di altri tecnici che condividono pienamente la nostra idea, procederemo alla realizzazione del progetto attrattivo, grazie alla piena fiducia ed al mandato avuto dalla giunta comunale capitolina.
Si tratta di una visione che segna una netta discontinuità con la politica ecologica dei verdi e del centro-sinistra. Per la prima volta il fiume cessa di essere un semplice corso d’acqua da recuperare ecologicamente e riprende la sua anima profonda di una realtà compenetrata da storia, cultura, da innumerevoli vicende, che non hanno eguali per nessuno fiume del mondo. Era venuto il momento di rimettere al loro giusto posto tutti gli elementi che formano l’essenza di questo grande fiume, e di farlo tornare nuovamente protagonista storico-culturale e grande opportunità di offerta turistica mondiale.
Tale rinascita, se ci lasceranno fare, coinciderà con il riportare la vita sul fiume oltre che ridargli la salute biologica.
Per non dilungarmi, ecco la nostra sfida: fare del fine mancato da Rutelli e Veltroni (il risanamento del fiume) una condizione per una promozione turistico-culturale che arricchirà l’offerta turistica romana e italiana e contribuirà a rafforzare il ruolo di attrattore turistico del paese Italia. Per chi è interessato potremo far pervenire tutto il progetto nelle sue linee fondamentali.

Per il centro studi –ambientalisti liberal F.I. e A.N.

Nella precedente comunicazione vi avevo esposto la nostra proposta di un centro studi - per un concreto governo dell’ambiente- che doveva rappresentare uno strumento fondamentale per la crescita di una cultura e politica ambientale nel centro-destra. Avevo sottolineato il ruolo strategico che tale organismo dovrebbe svolgere, sia per veicolazione delle nostre idee nelle istituzioni parlamentari e nell’interfaccia con il Ministro dell’ambiente e per istaurare un rapporto continuativo con il mondo d’impresa.
Se tutto andrà bene, nei prossimi giorni, con una discreta tribolazione e una certa lentezza ( da non imputare a noi) il neonato organismo verrà alla luce e farà i suoi primi passi.
La sede sarà in via del Seminario nel cuore della cittadella politica e disporrà di una dotazione finanziaria che ci permetterà di insediare una segreteria a tempo pieno e predisporre il primo convegno programmatico “ sui rifiuti speciali pericolosi”. Chi ha seguito le nostre trasmissioni sul Canale della libertà, si ricorderà quella trasmissione incentrata sui rifiuti tossico nocivi, uno dei principali problemi ecologici e politici del nostro paese.
In coincidenza con il seminario dovremmo predisporre una nostra mobilitazione nazionale al fine di porre l’attenzione del parlamento, del centro-destra e del Paese su una vicenda che rappresenta il principale alimento per l’eco-mafia e in generale l’attività malavitosa.
Il secondo momento di confronto e proposta politica sarà legato al rapporto – turismo e ambiente- dove parchi e aree marine protette avranno un ruolo da protagonisti. E’ inutile nascondere che la messa in atto di questa idea rappresenterà un grande successo culturale e politico per la nostra piccola ma sagace formazione politica.

per fare della economia turistica la scelta strategica fondamentale nelllo sviluppo del paese.

La crisi finanziaria in atto, la recessione operante, le grandi trasformazioni economiche mondiali appena iniziate, che produrranno un nuovo assetto globale, contribuiranno a segnare nei prossimi mesi una fase non solo di congiuntura economica o di ristagno ma anche di trasformazione radicale dello scenario europeo, che vede il nostro paese in ritardo e in affanno.
Sappiamo come stiamo entrando dentro a questo radicale cambiamento, ma ignoriamo come ne usciremo.
Che pensare sia un esercizio difficile, lo sappiamo; che il mal pensare sia più facile che un saggio e sapiente articolarsi di idee fini e sagaci, ognuno di noi lo ha sperimentato, ma l’insipienza e il sonno della ragion creativa è inaccettabile. Siccome noi abbiamo tendenze goliardiche, anticonformistiche e siamo curiosi, ci siamo chiesti:
che cosa questo paese ha di ricchezza uniche e non riproducibili?
Risposta: le bellezze storiche, culturali, architettoniche, naturalistiche e paesaggistiche che l’attraversano dalla Trentino a Lampedusa.
Quale è la industria che ogni hanno cresce a ritmi elevati ? .
La risposta ci viene dalle statistiche redatte a livello internazionale e rimanda al turismo.
Pensate che nei prossimi anni, crisi a parte, solo in Europa si prevede l’arrivo di circa 600 milioni di turisti molti dei quali provenienti dalla Cina, India, Russia ecc. ecc.. Dato questa sanguigna premessa e costatato che i comparti tradizionalmente portanti della nostra economia –dall’edilizia, all’industria manifatturiera, all’agricoltura - sono in crisi e condannati a non reggere la concorrenza tradizionale allora si dovrà cercare dove strategicamente occorre investire risorse umane, creatività, inventiva, risorse economiche per fare una economia di sistema e la risposta se non si fosse cieche e sordi è già nei fatti: l’industria turistica.
Per giungere a questa ovvia conclusione deduttiva bisognerebbe rompere i vecchi modelli di pensiero economico e sostituirli con dei nuovi, quello che in gergo epistemologico si chiamano i – nuovi paradigmi- cioè un nuovo modo di pensare conforme ai mutamenti in atto.
Questo noi abbiamo fatto qualche mese fa e, armati di santa pazienza si è iniziato ad inoculare in rappresentanti istituzionali del centro-destra alcune ideuzze inerenti ad una grande scommessa: il futuro economico di questo paese deve vedere nella economia turistica la punta di diamante per compensare le inevitabili o poco evitabili cadute nei tradizionali ambiti produttivi.
Un primo risultato lo abbiamo ottenuto: la Brambilla è entusiasta delle nostre idee, nei giorni scorsi vi è stato un incontro con il suo staff che ha preparato quello con lei che si terra nei prossimi giorni.
Anche il nostro Tortoli condivide il progetto che dovrebbe essere inoltrato alla ermetica Ministra dell’Ambiente e del Territorio la on. Prestigiacomo. In cantiere è previsto un incontro con il Ministro dei Beni Culturali, il resto lo si vedrà.
Rimane fermo un punto, ancora una volta una proposta di ampio respiro e di lucidità strategica esce dal ventre del nostro piccolo movimento..

Il nostro avvicinamento al nascente P.D.L.

Pur se non credo che sarà facile, indolore e non privo di ostacoli (I segnali di questi giorni manifestano la complessità dei fattori in gioco e le diversità politiche, culturali, strategico organizzative intercorrenti fra F.I. e A.N.), per la nostra formazione l’entrata nel grande contenitore del P.D.L. è un passo obbligato.
Per dirla alla Montanelli, pur con riserve e ritegni non possiamo non percorrere questa strada, diversamente non avrebbe senso il continuare ad esistere come soggetto politico. Sospinto da questa convinzione nei giorni scorsi si è –finalmente – tenuto un incontro con il coordinatore di F.I. on. Verdini. All’appuntamento, preparato da Tortoli, e con la sua stessa presenza si è discusso della nostra entrata nel partito in formazione.
Verdini con una concretezza cristallina ha prospettato due alternative: la prima di essere accreditati come una piccola formazione politica e aggiungersi alle atre già presenti in quel fantomatico –parlamentino costituente- e la seconda, dato che siamo già federati a F.I. di fondersi in essa.
Lo stesso Verdini ci ha invitati a seguire la seconda opzione che ritiene più utile e forte per una nostra presenza incisiva; possibilità ove, lui stesso, svolgerebbe un ruolo di garante.( è ancor viva in noi la ferita prodotta dal comportamento di Bondi)...
Nel caso in cui avessimo scelto la fusione veniva messo a disposizione degli –ambientalisti liberal- il dipartimento nazionale denominato – turismo e ambiente-.
Pur con alcune situazioni caotiche lo stesso Verdini si impegnerà per l’inserimento dei nostri uomini nelle diverse situazioni territoriali dove noi siamo presenti. Dato la necessità di dare una rapida risposta, ho proceduto ad una riunione dell’ufficio di presidenza che ha convintamente optato per la fusione. Ho anche sentito il nostro Moretti come coordinatore del comitato scientifico e altri esponenti del movimento tutti concordi nella fusione. Nei prossimi giorni vi sarà quindi il secondo incontro con Verdini per definire i termini della nostra entrata. Gli Ambientalisti Liberal continueranno ad esistere come associazione ambientalista, quindi la nostra rete non si scioglie, come si sa la politica è il regno del possibile e le vie del Signore sono infinite.
Personalmente ritengo che questa scelta sia quella che ci permetta un peso maggiore nel nostro arduo compito di concepire e praticar la politica come il primato delle idee sulle stronzate. Credo comunque che sia importante che ciascuno esprima la sua opinione, approfittando di questa mailing-list o del nostro FORUM (http://ambientalistiliberal.blogspot.com/), dove in nostro coordinatore Moretti metterà copia di questa mia lettera.

Ultima cosa, a breve si terrà a Roma la riunione del nostro coordinamento politico allargato: stiamo aspettando la disponibilità di Verdini per definire la data.

Con affetto
Silvano Vinceti
14 novembre 2008

sabato 1 novembre 2008

a proposito di RADIOATTIVITA'

Salve amici ambientalisti, sono Alessandra Massaro dalla Calabria, geologo e menbro del comitato tecnico- scientifico degli Ambientalisti Liberal, coordinata egregiamente dal Dott. Geologo Moretti, conosciuto anni fa nell’ambito dell’Università della Calabria.
A gennaio di quest’anno sono venuta a Roma per confrontarci ognuno su varie tematiche.
A tal proposito ho esposto una mia breve relazione riguardante la problematica connessa alla radioattività ambientale, trattata da me in passato, all’ epoca come laureanda in Scienze Geologiche. L’argomento, nell’ambito dell’incontro tenutosi a Roma, ha suscitato molto interesse e curiosità, per cui desidero, a tal proposito, fornire un piccolo contributo al forum.

La radioattività naturale ci riguarda da vicino.
Ignorare il problema, come fatto in passato, non è la soluzione per nessuno!
A tal proposito, qualcuno mi ha detto che” il problema richiede soldi per affrontarlo, cosa, pertanto, che ha trovato grandi applicazione solo in Paesi come gli U.S.A.”. Una cosa è certa: gli americani non sono più intelligenti di noi ma hanno la fortuna di vivere in una Paese con grandi potenzialità dove la ricerca scientifica, sostenuta da una sana politica, trova i fondi necessari per poter esprimere al meglio le proprie tematiche. Basti pensare alla vasta campagna di indagini di carattere geofisico- ambientale eseguita negli anni’ 90 negli U.S.A. mirata non solo alla distribuzione degli elementi radiogenetici nelle rocce e nei suoli, ma anche a conoscere i valor idi radiazione emessa tramite aero- spettrometria gamma e misure d i radon nelle abitazioni.

A mio avviso, e lo dico per chi ancora fosse scettico, la radioattività non è un capriccio da sostenere ma è realmente un problema ambientale, prima tra tutti sanitario, che può compromettere la salute delle persone che vivono in aree geologicamente a rischio, come in presenza di rocce ignee e metamorfica: scisti, gneiss, tufi, vulcaniti in genere, ma anche calcari ed argille.

Radioattività non significa solo centrali nucleari e bombe atomiche. Tutti noi siamo continuamente colpiti da radiazioni naturali, infatti anche nel nostro appartamento, x es. ogni giorno respiriamo radon: gas radioattivo, che nasce dall’uranio 238, un componente della crosta terrestre. Il gas radon si trova ovunque: in aria, nelle acque dei torrenti, laghi, nelle falde acquifere ed in minima parte anche nei materiali da costruzione.

Da misure eseguite negli U.S.A. negli anni ’90 risultavano i seguenti valor idi radioattività:
Nell’atmosfera intorno a 0,2 pCi/l
Nelle abitazioni 1- 2 pCi/ l
Nell’aria presente nei pori del suolo 20- 30 pCi/l - a più di 100.000pCi/l.
Questi valori indicano come la concentrazione maggiore di radioattività provenga dai suoli, testimonianza diretta delle rocce sottostanti e quindi connessa alla realtà geologica del luogo.

1pCi è equivalente al decadimento di 2,2 nuclidi radioattivi al minuto

Se il terreno è ricco di uranio e permeabile, il gas radon può penetrare nei piani più bassi delle abitazioni e, in mancanza di un sufficiente ricambio d’aria, accumularsi. Il vero problema è dato dai suoi “figli”, ossia isotopi, che essendo elementi solidi, si attaccano facilmente al pulviscolo atmosferico e se inalati dall’uomo possono comportare conseguenze irreparabili a livello bronco- polmonare.
Attualmente quali sono le concentrazioni di radon nelle regioni italiane?
Da dati estrapolati da Internet, i valori medi di concentrazione radon (espressi in Bq/m3) nelle regioni italiane sono i seguenti:

REGIONE
Concentrazione media Rn-222 (Bq/m3)
Valle d'Aosta 44 ± 4
Piemonte 69 ± 3
Lombardia 111 ± 3
Veneto 58 ± 2
Friuli Venezia Giulia 99 ± 8
Liguria 38 ± 2
Emilia Romagna 44 ± 1
Toscana 48 ± 2
Umbria 67 ± 5
Marche 29 ± 2
Lazio 119 ± 6
Abruzzo 60 ± 6
Molise 43 ± 6
Campania 95 ± 3
Puglia 52 ± 2
Basilicata 30 ± 2
Calabria 25 ± 2
Sicilia 35 ± 1
Sardegna 64 ± 24
VALORE MEDIO NAZIONALE (pesato per la popolazione regionale)
70 ± 1



La media delle concentrazioni di radon nelle regioni italiane varia in pratica da 20 a 120 Bq/m3 .

Il Becquerel (Bq) rappresenta l’attività di una sorgente radioattiva in cui avviene una disintegrazione al secondo. Quindi, per es. una concentrazione di 100 Bq/m3 significa che 100 atomi si disintegrano ogni secondo in 1 m3 di materiale o ambiente interessato.
1 Ci = 3.66 x 1010 Bq

In Italia non c'è ancora una normativa per quanto riguarda il limite massimo di concentrazione di radon all'interno delle abitazioni private. Si può fare riferimento ai valori raccomandati dalla Comunità Europea di 200 Bq/m3 per le nuove abitazioni e 400 Bq/m3 per quelle già esistenti. Una normativa invece esiste per gli ambienti di lavoro (Decreto legislativo n° 241, del 26/05/2000) che fissa un livello di riferimento di 500 Bq/m3. Per le scuole non vi sono indicazioni ma si ritiene per il momento di poter assimilare una scuola ad un ambiente di lavoro.
Molti paesi hanno adottato valori di riferimento più bassi: Stati Uniti: 150 Bq/m3, Regno Unito: 200 Bq/m3 , Germania: 250 Bq/m3 La Svizzera ha invece optato per un valore limite prescrittivo di 1000 Bq/m3 e un valore operativo (raccomandato) di 400 Bq/m3, mentre le scuole, per la presenza di bambini e giovani, sono state considerate alla stregua di locali abitativi.

Per gli ambienti residenziali e le acque destinate ad uso potabile esistono raccomandazioni della Comunita' Europea: rispettivamente la 143/90 e la 928/2001. In quest’ultima si consiglia, per quanto concerne l’acqua potabile, di intraprendere delle azioni correttive nel caso si superi un livello limite di 1000 Bq /litro.

Alessandra Massaro - Geologo

venerdì 10 ottobre 2008

Discarica di Pianura: pericolosa e da bonificare.

Ha sbagliato chi ne ha proposto la riapertura.
Tra dicembre 2007 e gennaio 2008 la città di Napoli è stata sconvolta dalla nota e gravissima crisi ambientale caratterizzata da cumuli di rifiuti accatastati lungo le strade e ripetutamente dati alle fiamme nottetempo da mani ignote, da manifestazioni di cittadini che si opponevano alle decisioni del Commissario Straordinario all’emergenza rifiuti, il Prefetto Pansa, che intendeva riaprire la discarica di Pianura e attivare siti per lo stoccaggio dei rifiuti imballati in una cava a 300 metri dalle piste dell’aeroporto di Capodichino e in pieno centro abitato nell’ex Manifattura Tabacchi, nella parte orientale della città. Come mai ci fu la crisi? Perché Pansa (Commissario di Governo da luglio a dicembre 2008) non ha attuato quanto previsto dal DL n. 61 del 11 maggio 07 (trasformato nella legge 87 del 5 luglio/07) che prescriveva la costruzione di 4 discariche per chiudere definitivamente l’emergenza rifiuti in Campania. A fine anno ha proposto siti non idonei in Napoli e nella Regione (ad esempio Morcone, Carinola, Pignataro Maggiore, Padula) che hanno sollevato malumori e dimostrazioni. Il risultato è stato che i mass media hanno diffuso l’immagine di una Campania definita terra di rivoltosi e malavitosi che aizzavano scontri sociali provocando pericolo per l’ambiente e per la salute. Proprio le prerogative necessarie per prorogare lo stato d’emergenza e quindi il Commissariato di Governo, come indicato nell’ordinanza di nomina di De Gennaro dell’11 gennaio 2008. Finora nessuno si è preoccupato di chiarire perché Pansa non abbia attuato la legge 87/07, perché non sia stato richiamato e perché abbia fatto proposte non idonee facendo aggravare la crisi ambientale. Ai primi di gennaio 2008 a Pianura nell’ambito delle civili proteste dei cittadini ci sono stati scontri tra “gruppi organizzati” e forze dell’ordine in relazione ai quali nei giorni scorsi sono stati arrestati anche due consiglieri comunali. Verso metà gennaio 2008, in base ai dati ufficiali, è cominciata ad emergere la situazione ambientale della di Pianura attiva per circa 41 anni (da metà anni 50 fino a tutto il 1995) e chiusa il 4 gennaio 1996 dal Commissario di Governo prefetto Umberto Improta. Nella discarica, fino al 1982, sono stati accatastati da 20 a circa 30 milioni di metri cubi di rifiuti direttamente sul suolo; dal 1984, circa 15-20 milioni di metri cubi di rifiuti sono stati accumulati nella discarica dotata delle impermeabilizzazioni imposte dalla legge. La discarica si è sviluppata su circa 70 ettari e lo spessore medio dei rifiuti accumulati si aggira tra i 60 e 70 metri. Ne discende che il volume complessivo dei rifiuti accumulati nei 41 anni di attività può variare da 40 a 50 milioni di mc. Risulta ufficialmente che i rifiuti accumulati contengono Rifiuti Speciali e Rifiuti Tossici e Nocivi (RS e RTN) per un valore pari al 23% del totale di RSU smaltiti; fanghi assimilabili per un valore pari al 5-10%. Inoltre, fino al 1993 la discarica ha anche ricevuto rifiuti ospedalieri. A questi si aggiungono i rifiuti pericolosi sversati illegalmente come riscontrato da indagini della magistratura napoletana. La mancanza di protezioni alla base dei rifiuti ha provocato la dispersione di percolato nel sottosuolo e l’inquinamento della falda come evidenziato da varie analisi. Accertata la pericolosità, la discarica è stata messa sotto sequestro dalla Magistratura di Napoli all’inizio del corrente anno. Nella primavera 2008 l’area è stata poi inserita dal Ministero dell’Ambiente tra i siti inquinati d’interesse nazionale per effettuare interventi di bonifica e risanamento. Le indagini eseguite nell’ex manifattura Tabacchi hanno evidenziato un grave inquinamento del suolo e della falda per cui il sito è stato abbandonato. Anche per gli altri siti sopra citati proposti da Pansa le indagini effettuate durante le manifestazioni dei cittadini hanno messo in luce la loro non idoneità. In conclusione, avevano ragione i cittadini a sostenere che i siti non erano idonei e a manifestare, con le civili proteste, per fare “rinsavire” il Commissario di Governo. Ritorniamo ad oggi e al problema di Pianura: va chiarito bene che la protesta civile dei cittadini è servita ad evidenziare la pericolosità della vecchia discarica, la non idoneità del sito e il suo inserimento tra quelli inquinati di interesse nazionale da bonificare. Altra cosa sono le violenze attuate da “gruppi organizzati”. Riepilogando, i passi salienti della vicenda Pianura sono i seguenti: 1- il Commissario di Governo Pansa non ha realizzato le discariche previste dalla legge 87 del 5 luglio 2007 (tra cui Savignano Irpino e S. Arcangelo Trimonte, attuate poi con un anno di ritardo da De Gennaro, che da maggio 2008 stanno smaltendo i rifiuti campani); a fine 2007 ha proposto la realizzazione di discariche in siti non solo non previsti dalla legge ma anche non idonei tanto è vero che sono stati abbandonati.; 2- E’ accertato che il Commissario di Governo ha sbagliato proponendo un sito non idoneo (Pianura) e che la sua proposta ha sollevato le proteste dei cittadini che manifestavano per farne riconoscere, motivatamente, la pericolosità e la non idoneità. In conclusione si può ribadire che il Commissario di Governo aveva sbagliato ad indicare un sito non idoneo e che hanno sbagliato i “gruppi organizzati” che hanno arrecato danni alla pubblica e privata propietà. Le forze dell’ordine sono intervenute per attuare la riapertura della discarica di Pianura secondo l’ordine di Pansa. L’esecuzione di tale ordine, imposto senza una preventiva istruttoria tecnica e sostanzialmente “sbagliato”, avrebbe aggravato l’inquinamento ambientale dell’area. E’ da sottolineare che continua a sbagliare, oggi, chi dimentica il reale svolgimento dei fatti e tenta maliziosamente di criminalizzare anche le manifestazioni motivate e documentate dei cittadini di Pianura. Anche in altre zone vi sono ubicazioni di discariche in siti non idonei e cittadini che cercano di mettere in evidenza le scelte sbagliate, tecnicamente e ambientalmente, fatte dal Commissario di Governo. Lo scandalo rifiuti, che l’Istituzione del Commissariato di Governo non ha debellato in oltre 14 anni di costosa e stranamente inefficace gestione, non si risolve criminalizzando indiscriminatamente i cittadini che manifestano e che hanno già evitato vari errori e danni ambientali; si deve agire sulla pianificazione democratica e concertata e non “dittatoriale” del ritorno alla normalità.
Prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia, Università di Napoli Federico II
9 ottobre 2008